Jia Ruskaja è stata la diva e l’icona glamour della danza libera italiana; nonostante le origini tartare è da considerarsi a tutti gli effetti un’artista italiana. L’intelligenza, la sagacia nonché la personalità volitiva, le hanno concesso di entrare nel mondo coreutico pur non essendo una danzatrice di formazione, percorrendo con gran disinvoltura gran parte del Novecento italiano.
Nata Evgenija Fëdorovna Borisenko a Kerč’ (Crimea), il 6 gennaio 1902, da Teodoro Borisenko (ufficiale dell’esercito Russo) e Caterina Kuraginskaja; probabilmente figlia primogenita, ha una sorella, Larissa, cui resterà legata per tutta la vita.
La buona famiglia borghese le consente di diplomarsi presso l’Istituto femminile Kouchnikoff della sua città.
A causa della rivoluzione russa d’ottobre del 1917, fugge dalla sua città natale proprio nel 1919 trovando rifugio in una torpediniera inglese dove incontra e s’innamora del giovane ufficiale dell’esercito Inglese, Daniel Douglas Pole Evans che sposa nel 1920 nella cappella dell’ambasciata inglese in Costantinopoli.
I giovani sposini si trasferiscono a Londra nello stesso anno, ma già qualche mese dopo Evgenija si trasferisce a Ginevra per studiare alla facoltà di Medicina.
Jia Ruskaja in Sumitra di Riccardo Pik-Mangiagalli, Teatro delle Esposizioni, Milano, 1928;
Archivio storico FAND. Tutti i diritti riservati.
Nel 1921 insieme al poeta armeno Costan Zarian intraprende un viaggio in Italia, arrivando fino alla Villa Bellagio di Fiesole, poi a Roma dove incontra Anton Giulia Bragaglia. L’ecclettico artista ammaliato dalla bellezza della giovane tartara pare abbia esclamato: «Una signora russa in Italia? Basta che si muova ed è già una grande danzatrice».
Come ipotizzano molto biografie è possibile pensare sia stato proprio Bragaglia a darle il nome d’arte Jia Ruskaja, derivante da quel «ya russkaya» che significa «io sono russa», probabilmente esclamato dalla giovane Evgenija quando le si domandava la nazionalità.
La stessa Ruskaja, però, chiarisce che il suo nome è un diminutivo di Evghenija e che il cognome equivale al nostro Italia. Nonostante l’incognita dello pseudonimo, è chiaro che Anton Giulio Bragaglia crea, inventa, forgia il personaggio Jia Ruskaja, ed Evgenija Fëdorovna Borisenko si lascia plasmare, trasformare, in una Dea futurista ante litteram del Teatro degli Indipendenti.
Attraverso Bragaglia, Ruskaja viene introdotta nel mondo culturale capitolino, imbevendosi di teatro, musica, letteratura e nuove idee. Al Teatro degli Indipendenti Jia Ruskaja è la regina assoluta, danzatrice-coreografa, la prima ballerina. La carriera da danzatrice è ormai pronta.
Jia Ruskaja fotografata da Bragaglia negli anni ‘30;
Archivio storico FAND. Tutti i diritti riservati.
Nessuna scuola di danza, solo istinto ed improvvisazione, Ruskaja afferma: «Io improvviso quasi sempre e creo le mie danze non secondo leggi fisse, ma secondo i mutabili stati della mia anima. Io non so concepire la danza architettonica, esercizio ginnico, eseguito su modelli definiti, […] il mio semplice segreto: arte e non ginnastica; sentimento e non estetismo».
Negli anni Venti la sua attività di danzatrice avrà una grande fortuna: da Roma si sposta a Torino, poi Milano ed ancora Venezia, fino ad approdare a Parigi.
Il lavoro da danzatrice le consente di approfondire la sua poetica coreutica volta a creare una tecnica tutta sua, che poi sfocerà definitivamente nella pratica dell’orchestica. Negli anni Cinquanta, spiegherà l’orchestica in questi termini: «l’orchestica rappresenta la selezione degli esercizi derivati dall’esperienza della nuova tecnica che racchiudono lo studio del movimento coreutico delineatosi negli ultimi trenta anni e per mezzo della quale mette le allieve in grado di interpretare la danza nelle sue più svariate espressioni».
L’orchestica esprime emozioni attraverso il gesto/movimento che si fa danza, con questo intento teorico Ruskaja crea una vera e propria disciplina che introdurrà ben presto nelle sue Scuole. L’orchestica rientra in quella tipologia di ricostruzione delle danze classiche antiche che saranno il terreno fertile sul quale costruirà il suo futuro da coreografa.
Jia Ruskaja fotografata da Ghitta Cerell nel 1938;
Archivio storico FAND. Tutti i diritti riservati.
Abbandona definitivamente Roma tra il 1927 ed il 1928, scegliendo Milano come città che avrebbe dovuto cambiare il suo destino. E così fu. Il 1928 è l’anno della svolta, oltre all’attività di danzatrice classica, nuovi importanti lavori si susseguono senza posa: è protagonista del film muto Giuditta e Oloferne, regia di Baldassarre Negroni, accanto all’ormai famosissimo Machiste muto della storia del cinema italiano, Bartolomeo Pagano; pubblica il suo libro sulla danza La danza come un modo di essere per i tipi Alpes; fonda la sua prima scuola a Milano Scuola di Danza Classiche di Jia Ruskaja.
Nella Milano del primo trentennio del Novecento è divisa tra incontri e spettacoli, ma è con Ettore Romagnoli, noto grecista italiano, che la sua idea di orchestica prende forma attraverso le ricostruzioni delle tragedie greche e la partecipazione alle rappresentazioni dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa come danzatrice e coreografa.
In quegli anni è possibile supporre che la fama di Ruskaja la porti ad incontrare il direttore del «Corriere della Sera» Aldo Borelli, uomo dai molteplici interessi, che si innamora di Ruskaja e la sposa nel 1935. L’anno prima, riesce ad avere l’annullamento del primo matrimonio.
Jia Ruskaja fotografata da Ghitta Cerell nel 1938;
Archivio storico FAND. Tutti i diritti riservati.
Negli anni dal 1932 al 1934 Ruskaja è nominata direttrice della Scuola di Ballo del Teatro alla Scala insieme ad Ettorina Mazzucchelli.
Dopo gli anni della Scala Ruskaja decide di ricominciare con nuova lena a ricostruire la sua idea didattica, questa volta avendo premura di introdurre nuove insegnanti nella sua Scuola, pescando tra le allieve predilette conosciute presso la Scuola della Scala: Avia De Luca, Giuliana Penzi, Regina Colombo, Lyda Bianchi, Rosa Mazzucchelli. Secondo i suoi orientamenti la nuova Scuola doveva rappresentare «l’affermazione di quel nuovo indirizzo che la sensibilità moderna richiede ormai chiaramente» alla danza, con l’obiettivo di «creare degli spettacoli di danze a se stanti, superando il carattere di complemento di altre manifestazioni d’arte cui la danza sembrava avviarsi negli ultimi anni».
Jia Ruskaja fotografata da Ghitta Cerell nel 1938;
Archivio storico FAND. Tutti i diritti riservati.
Il Ministero dell’Educazione Nazionale concede a Ruskaja di istituire a Roma la Regia Scuola di Danza con apposita legge del 22/02/1940 n. 165 annessa alla Regia Scuola di Arte Drammatica di Silvio D’Amico, e nello stesso anno riceve il pareggiamento istituzionale per la Scuola di Danze Classiche di Milano
Gli anni della guerra saranno duri anche per Ruskaja, nel 1943 deciderà a seguito dei bombardamenti di unificare le due Scuole (Roma e Milano) spostandosi definitivamente a Roma.
Nel 1948 la scuola acquista la sua autonomia: il 7 maggio con Decreto Legislativo n. 1236 nasce l’Accademia Nazionale di Danza, assumendo così la denominazione che oggi conosciamo.
Nel 1954 l’AND si trasferisce nella sede del Castello dei Cesari sull’Aventino, assegnazione ottenuta grazie al Ministro della Pubblica Istruzione On. Gaetano Martino. Inoltre, è annessa all’Istituzione una sezione della scuola media Visconti e del ginnasio-liceo Virgilio, per ottemperare all’obbligo di legge di frequenza parallela dei corsi di Danza e delle Scuole secondarie di primo e secondo grado.
Jia Ruskaja fotografata da Ghitta Cerell nel 1938;
Archivio storico FAND. Tutti i diritti riservati.
Nondimeno va ricordata l’attività di divulgazione attraverso la rivista «Numero Unico», fortemente voluta da Ruskaja.
Instancabile fino alla fine, Jia Ruskaja, nonostante le tante polemiche, le numerose difficoltà, crea dal nulla una scuola che è diventata una delle poche Istituzione sul territorio nazionale ad essere fucina di sperimentazione e di ricerca in campo coreutico.
A soli 68 anni Jia Ruskaja muore a Roma il 19 aprile 1970.
Jia Ruskaja fotografata da Ghitta Cerell nel 1938;
Archivio storico FAND. Tutti i diritti riservati.
*La presente nota biografica è tratta da un lavoro di Gianluca Bocchino di prossima pubblicazione interamente dedicato a Jia Ruskaja, a cui si rimanda per approfondimenti.